Ascoltare, stimolare partecipazione attiva, circondarsi di collaboratori di alto livello, ma dare spazio e ascolto anche a piccole esperienze e ad umili persone, scovare bisogni soffocati, agire, affrontare i problemi senza nasconderli. Questo era Marcello Secchiaroli, ma non solo.
Le persone sensibili come lui, le persone che operano nel sociale molto spesso ricevono pacche sulle spalle attestati di stima e sono confinate al ruolo di “utili idioti”; Marcello aveva la rara capacità di saper battere i pugni sul tavolo per rivendicare l’attuazione di interventi nel sociale, ha rivoluzionato i bilanci degli enti locali, spostando ingenti risorse sugli interventi a favore dei più disagiati. Nei due mandati in Regione, durante il primo, come consigliere, ha promosso leggi su leggi portando in Regione operatori sociali di tutte le Marche per discuterle ed elaborarle, mentre nel secondo mandato, come assessore, è riuscito a farsi dare la delega ai servizi sociali insieme alla delega sul bilancio (che non a caso gli hanno tolto prima della fine della legislatura)!
Quando Marcello Secchiaroli ha assunto la delega ai servizi sociali in Regione, questo servizio era accorpato alla sanità. Fisicamente il servizio sanità occupava un enorme appartamento nella zona delle Palombare ad Ancona; da una porta sul retro si usciva su un pianerottolo e si accedeva ad una piccola dependance dove i servizi sociali e il servizio veterinaria condividevano un paio di stanze. Persone disagiate ed animali godevano fondamentalmente della stessa attenzione.
Marcello seppe dare grande dignità ai servizi sociali regionali e pose con forza la questione dell’integrazione socio-sanitaria. Tuttora gran parte delle leggi regionali che intervengono su disabilità, salute mentale, giovani, tossicodipendenze, cooperazione sociale, volontariato risalgono al periodo in cui Marcello era in Regione. Fece leggi elaborate con metodi partecipati, le finanziò, le fece funzionare, creò gli Ambiti Territoriali Sociali che oggi sono i principali soggetti delle politiche sociali territoriali. Anche la legge nazionale di riforma dell’assistenza dell’anno 2000 deve moltissimo, come dice Livia Turco che di questa legge fu relatrice, all’apporto di Marcello Secchiaroli ed all’esperienza marchigiana.
Pesaro ha avuto la fortuna di avere Marcello per 10 anni assessore ai servizi sociali e Labirinto ha condiviso questa fortuna, muovendo i primi passi e crescendo in questo periodo entusiasmante di trasformazione del welfare, che ha messo le cooperative sociali al centro del processo di innovazione.
Le testimonianze dei soci di Labirinto che riportiamo danno un’idea della grandezza e dell’unicità di Marcello Secchiaroli e di come già da tempo, da quando finì ai margini della scena politica, la mancanza di una figura di spessore come la sua si faccia pesantemente sentire nel welfare locale e regionale e nella fatica quotidiana dei suoi attori.
“Il suo saluto era sempre cordiale, accogliente. – il pensiero di Barbara Graziani, responsabile educativa di Casa Frassati – Poneva domande con il sorriso, si rabbuiava di fronte a situazioni difficili, cercava soluzioni per non lasciare le persone da sole nella propria problematica. Abbiamo potuto condividere tanti momenti di lavoro, con lui tutto era passione per “l’altro che incontravamo”. Il bisogno delle persone sofferenti era al primo posto nella sua scala di valori, nella costruzione di una rete efficace che potesse essere reale supporto. Il sociale era vita vissuta. Casa Frassati, le realtà residenziali per le dipendenze patologiche maschile e femminile, le riunioni di équipe integrata presso i Sert, o Serd, ove pubblico e privato hanno potuto iniziare a confrontarsi sulle scelte con modalità costruttiva nella logica di migliorare le risposte alle necessità, sempre più impellenti, convegni e seminari in cui tutto veniva affrontato con energia e propositività. La gratitudine rimane parte positiva nel nostro lavoro. Un grazie per la sua testimonianza.”
“In questi giorni lo pensavo con questo caldo… – così Letizia Lorenzetti, responsabile sistemi di gestione integrati – Marcello insieme a Don Gaudiano è stato il cuore pulsante del welfare prima pesarese poi marchigiano per lungo tempo. Prima di tutto un signore, un cittadino ed infine un politico. La sua passione nel tempo lo aveva portato a conoscere in modo approfondito le materie di cui trattava, perché parlava con le persone, le coinvolgeva nei tavoli, quindi era divenuto anche un tecnico. Aveva compreso l’importanza di una dimensione organizzativa come quella della cooperazione in raccordo stretto con l’ente pubblico. Una persona che ha fatto la differenza nel nostro territorio. Purtroppo è stato fatto cadere perché le nuove generazioni dovevano emergere, ahimè da allora non si è visto ancora nessuno.”
Luca Pazzaglia, responsabile disabilità e salute mentale in età adulta sottolinea: “Era un politico che non si limitava a muoversi nel “contesto dato”, ma co-costruiva un obiettivo e metteva tutto il suo impeto per creare le condizioni per realizzarlo. Con questa impostazione ha lasciato il segno dal punto di vista culturale ma anche normativo nel nostro welfare regionale. Ancora oggi viviamo della rendita del lavoro fatto allora. Oggi i servizi cercano di evolvere e innovare però non trovano sponde istituzionali, come lo fu Marcello, che non si accontentano del perimetro che la norma consente, dell’esistente, ma che senza paura di esporsi lavorano per aggregare persone, sguardi ed energie per rendere possibile quello che oggi non lo è. Aggiungerei qualcosa sull'”avventura” del progetto autismo, la sua ultima battaglia fatta insieme a noi. Purtroppo ancora non è giunta a compimento, ma noi stiamo continuando a provarci. Speriamo che si arrivi a realizzarla. Se ci si riuscirà sicuramente sarà in gran parte merito suo.”
“Ecco sì, Marcello, quando lo cercavi, c’era. – continua Gabriela Guerra, responsabile settore disabilità e disagio in età evolutiva, pari opportunità – Ascoltava e si metteva a costruire la risposta. Insieme a te, insieme ad altri. Con attenzione, forza, potenza, vigore. Mai rimasta senza una risposta da parte sua. Alla più piccola mail o messaggio, così come al più grande dei problemi posti. Il contrario di quello che accade adesso.”
“Quando ho ricevuto la notizia della morte di Marcello, – si unisce Vittorio Ondedei, socio storico, educatore e progettista – ho subito pensato che ora anche nella realtà se ne è andata una modalità di fare politica, che purtroppo già da tempo si è dissolta nei fatti e nelle scelte degli ultimi 10 anni di gestione della Regione. A Marcello interessava il fatto che le cose buone accadessero (servizi per le persone, chiudere istituti, garantire accessibilità, prestare attenzione agli adolescenti….). E sapeva che ciò sarebbe stato possibile, se fosse arrivato nel punto in cui venivano elaborate ed approvate le leggi per finanziare queste cose buone. La sua “carriera” è stata in fondo un percorso per acquisire il potere di rendere reali certe scelte. Ed anche certi valori, che non potevano restare solo dichiarazioni alle feste di partito o alla Messa. Ad esempio, sostenere la nascita e la crescita delle comunità residenziali di piccole dimensioni per le persone con disabilità, come Giona e le tante altre in Regione. Oppure i Centri d’aggregazione e le politiche giovanili. O il tentativo di contemperare la deriva aziendalistica della Sanità, consapevole che aziende dialogano con aziende e non con i cittadini. Io l’ho conosciuto come assessore a Pesaro e poi in Regione. Ma il primo incontro con lui è stato a Radio Punto nell’82. Avevo appena iniziato a fare programmi radio ed ogni tanto causavo qualche problema tecnico e lui è arrivato sparato salendo le scale e gridando “ma chi sta conducendo?!!” Ho chiesto mille volte scusa e non ho sbagliato più. E lui supercomprensivo con ‘sto ragazzo vestito strano che metteva musica strana. Io ho iniziato a lavorare perché, con il suo sostegno/spinta di assessore, nell’89 vennero inseriti educatori all’IME (ora RSA Tomasello). E c’è lui anche nello sviluppo dei Centri Diurni a Pesaro. Ed è sua la legge 18, che finanziava in maniera sistematica i servizi per persone con disabilità delle Marche. Ed è stato Marcello a decidere di destinare i soldi sequestrati alla mafia, per finanziare il primo anno di vita di Giona. E gli Ambiti Sociali e la Regione Marche punto di riferimento per le politiche sociali nazionali. E poi la legge 20/02 per regolamentare i servizi socio-sanitari. Ed il tentativo di mettere ordine nel Repertorio delle Professioni sociali della Regione. Marcello era bravo a non rimanere mai da solo, ad avere costantemente il sostegno delle persone e delle associazioni. La pazienza con cui andava agli incontri, alle feste, alle riunioni. Politico “pre-internet”, chiaro. Me lo ricordo alle feste di Natale in Istituto o alle Comunità Protette. Alla Messa in via Petrarca. Alla lunga non gli è stato sufficiente tutto questo, perché il mondo cambiava e la politica diventava opinione variabile e non impegno quotidiano per un mondo migliore e condiviso. Me lo ricordo anche focoso, arrabbiato. ma anche mediatore e paziente tessitore. Coglieva i bisogni e cercava soluzioni. Questo l’ha portato certo a commettere errori o a fare scelte che non ho condiviso. Però oggi, al netto di tutto, mi rimane il suo sguardo mentre ascolta e pensa che cosa si possa fare per risolvere quel problema.”
“Conosco Marcello da oltre 30 anni… – aggiunge Roberta Giardini, responsabile direzione generale e coordinamento Centro Formazione Orientamento – praticamente da quando ho cominciato a lavorare nel sociale. Tante riunioni, tanti eventi, tanti progetti… Un uomo di grande spessore politico ma soprattutto umano. Attento ai bisogni delle persone e capace di Ascoltare. Trovava il tempo per tutti… e si ti ascoltava e Ascoltare non è cosa di tutti, perché lui ascoltava per aiutare, per trovare una soluzione. Mi sento di dire Grazie per tutto ciò che ha fatto con determinazione e convinzione x il sociale, settore troppo ancora inascoltato.”
“Ho conosciuto Marcello Secchiaroli nel 1993. – si unisce Michele Gianni, socio e collaboratore dell’ufficio comunicazione – Lo avevamo invitato ad una riunione della redazione della rivista “L’arcipelago” sul tema “la periferia”. Io sostenevo che Villa Ceccolini fosse la periferia della periferia del mondo, Marcello mi guardava stupito e non parlava. Non disse niente tutta la sera ed io rimasi sorpreso. Allora non ero pratico di assessori, ma un politico che interviene a una riunione senza parlare mi sembrò un marziano. Nei giorni seguenti ci fece arrivare dati e contributi vari sul tema della periferia. Insomma, Marcello aveva ascoltato, eccome. Uomo capace come pochi di ascoltare e quindi di rielaborare e di agire. L’ho visto l’ultima volta poche settimane prima della morte. Non riusciva più ad articolare le parole. Ho parlato e straparlato, Marcello adesso poteva solo ascoltare. Mi stringeva il braccio mentre parlavo, dandomi impulsi differenziati a seconda di quello che ascoltava, senza che fossi in grado di interpretare i suoi segnali. Alla fine con uno sforzo enorme è riuscito a dirmi il “ciao” più intenso che mi sia mai stato rivolto. Nei trent’anni passati tra questi due incontri io e Marcello abbiamo fatto veramente di tutto, anche qualche litigata. Alcune mie idee sono diventate realtà grazie a lui e credo che questo lo possano dire centinaia, forse migliaia di persone in tutte le Marche. Da troppo tempo manca un politico come Marcello né se ne intravedono all’orizzonte. É ridicolo, ma in questi giorni mi torna in mente “il 5 maggio” di Manzoni: “né sa se simil orma di pié mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà”.”
“Perdiamo un pezzo importante della storia della cooperazione pesarese e marchigiana – si unisce Annamaria Di Gregorio, vice-presidente di Labirinto cooperativa sociale -. La sua visione del sociale ha favorito la nascita e crescita dei servizi alle persone e delle cooperative locali. Condivido, come Letizia, che prima che politico attento e illuminato è stato un Uomo sensibile e accogliente quanto determinato.
Non è un buon periodo questo…“
