Due due punti di vista

Come ci comportiamo con i desideri di persone disabili? Due spettacoli, due punti di vista.

Mi è capitato nelle ultime settimane di assistere a due spettacoli sul tema dei desideri delle persone disabili. Parlare di desideri è sicuramente un grande passo avanti in un contesto culturale che, quando si parla di disabilità, riesce a vedere solo i bisogni. In alcuni paesi europei le persone disabili vengono definite “people with special needs”, cioè persone con bisogni speciali. Anche a scuola l’uso dei BES (Bisogni Educativi Speciali) può far dimenticare che i bambini hanno non solo bisogni, ma anche desideri. Perché come cantava Cenerentola “i sogni son desideri”, ma i bisogni? E’ bello desiderare ciò di cui non si ha strettamente bisogno…

La prima opera che ho visto è stata il film Fuori centro con la regia di Sandro Fabiani, in cui gli utenti di un centro diurno dell’entroterra si mettono d’accordo per scappare tutti insieme andando alla ricerca dei loro desideri. Ne nasce un film divertente, che valorizza le capacità interpretative dei protagonisti e stupisce a tratti il pubblico per l’estrema risolutezza e chiarezza di vedute che hanno alcuni personaggi. La rincorsa dei propri desideri deve fare i conti con la mancanza di autonomia: il gruppo di disabili in fuga riesce a procedere nella sua scorreria tra colline marchigiane e riviera romagnola solo grazie all’intervento di qualche provvidenziale personaggio esterno.

Al teatro Battelli di Macerata Feltria ho visto Il mio desiderio, “liberamente ispirato ad una ricerca intorno al desiderio e alla progettazione di autonomia personale”, con la regia di Romina Mascioli e Vito Minoia del teatro Aenigma. Il mio desiderio è la più recente rappresentazione della compagnia Volo libero, nata nel Centro Educativo Margherita di Casinina di Auditore ormai 23 anni fa. Anche in questo caso la compagnia ha arricchito la propria opera grazie alla collaborazione con un gruppo di studenti delle scuole medie, protagonisti di un’appendice allo spettacolo sul tema dei pregiudizi e degli stereotipi sulla disabilità. Come esplicitato nel lungo sottotitolo, il tema del desiderio ed il tema dell’autonomia sono strettamente legati: la messa in scena nasce da un percorso educativo mirato proposto dall’educatrice Sonia Ribuoli. Lo spettacolo ruota quindi attorno al desiderio molto concreto di una casa in cui andare a co-abitare, alternando scene divertenti, scene toccanti ed emozionanti e immagini anche molto forti, come la donna in carrozzina che spazza il pavimento e manda la diavolo il marito che si attarda la sera al bar.

Coniugare desiderio e autonomia personale, un’autonomia che non è far tutto da soli, ma in cui gioca anzi un ruolo fondamentale il senso di comunità, l’amicizia, la rimozione di ostacoli, la solidarietà tra le persone che fa uscire dalla solitudine, è forse la chiave per uscire dal sogno, dal vagheggiamento e dalla frustrazione riuscendo a cogliere la soddisfazione di esaudire qualche seppur piccolo desiderio.

Michele Gianni