Labirinto aderisce a Mediterranea, progetto per soccorrere vite in mare
La missione di Mediterranea è monitorare e se necessario soccorrere persone nel Mediterraneo e Labirinto ha scelto di sostenerla.
Come cooperativa e Cda abbiamo deciso di sostenere Mediterranea, progetto dal basso che sappia mettere al centro le persone ed i diritti in modo concreto e in antitesi a politiche discriminatorie.
La Labirinto partecipa al tavolo migranti di Legacoop Nazionale ed è in connessione con realtà nazionali che si battono ogni giorno per far sì che i diritti dei più deboli non diventino diritti deboli, ma la base su cui costruire il mondo di oggi e di domani.
Quanto stiamo vedendo in questi giorni è solo l’apice di una drammatica situazione nella quale versano i profughi e richiedenti asilo. Le persone scappano dai paesi sub-sahariani tentando di raggiungere l’Europa, decine di migliaia di donne, uomini e bambini sono costretti a mettersi nelle mani di trafficanti di esseri umani, ridotti in schiavitù e sottoposti ad ogni genere di tortura e violenza, fino alla morte.
I Paesi membri dell’Unione europea, invece di rispondere secondo i valori di civiltà e solidarietà che dovrebbero essere alla base delle loro società, obbligano profughi e richiedenti asilo a terminare il loro viaggio nei lager di un paese come la Libia, dove oltre 700.000 persone sono incarcerate e private di ogni diritto e di ogni cura. Il diritto d’asilo, fondamento universale e diritto umano riconosciuto dalle Convenzioni internazionali e dalle Costituzioni nazionali, è fatto a pezzi in nome della raccolta del consenso. L’opinione pubblica è sempre più condizionata da discorsi di egoismo, odio verso lo straniero, razzismo, alimentati da false informazioni e stereotipi costruiti ad arte.
In questo contesto si colloca anche la politica del Governo italiano, che ha dichiarato una guerra senza precedenti ai profughi e a coloro che tentano di fare qualcosa per salvare persone dalla morte in mare. Meglio affogati nel Mediterraneo o rinchiusi nei lager di un “Paese terzo non sicuro”, che salvi, protetti e dignitosamente accolti in Europa.
All’odio che diventa “senso comune” è difficile reagire: le parole di solidarietà, comprensione, civiltà e buonsenso, ancorché suffragate dalla razionalità dei numeri che indicano come non esista alcuna invasione o emergenza, sono soffocate e scompaiono di fronte alla retorica subdola e potente del capro espiatorio, e nel frattempo le persone muoiono davanti ai nostri occhi, nel nostro mare. La criminalizzazione delle ONG che in questi anni hanno salvato in mare migliaia di esseri umani innocenti, afferma un pericoloso principio: salvare non è obbligatorio, e soprattutto deve essere concesso. Salvare in mare, uno dei punti cardine millenario della civiltà dei naviganti, non è più un dato scontato.
Noi non possiamo stare a guardare.
Sentiamo l’obbligo civile, etico, morale e politico di reagire. Ma siamo consapevoli che ogni nostra parola non avrebbe alcun peso se non fosse ancorata ad una pratica concreta.
Parole di Sandro Metz (Legacoopsociali e promotore dell’iniziativa):“Mi sono sempre chiesto, una domanda che poneva spesso anche Franco Basaglia, cosa avrei fatto se fossi stato uno dei cittadini che, all’epoca della seconda guerra mondiale, si fosse ritrovato a vivere nei pressi di uno dei campi di sterminio attivi a quell’epoca. Per fortuna quei tempi non li ho vissuti e questa domanda rimane oziosa e senza risposta, però questi tempi che stiamo vivendo ci impongono altre domande e le risposte possiamo darcele solamente noi”.
Mediterranea ha deciso di mettere in mare una nave battente bandiera italiana, attrezzata perché possa svolgere un’azione di monitoraggio e di eventuale soccorso, nella consapevolezza che oggi più che mai salvare una vita in pericolo significa salvare noi stessi.
L’obiettivo principale è essere dove bisogna essere, testimoniare e denunciare ciò che accade e, se necessario, soccorrere chiunque rischi di morire nel Mediterraneo Centrale, come impongono tutte le norme vigenti.
Mediterranea lavora anche a terra, attraverso la costruzione di una rete territoriale di supporto. Una vera “piattaforma” di connessione sociale tra realtà esistenti e singoli che vogliono partecipare a questa impresa.
La rete delle città rifugio, o città dell’accoglienza, è un interlocutore naturale del progetto. Le città europee ed italiane che hanno sviluppato buone pratiche di accoglienza e che si battono per impedire che la chiusura dei loro porti diventi la causa di una strage continua sono la risposta più efficace, razionale ed importante alle politiche irrazionali e spesso illegali dell’Italia e dell’Europa in materia di diritto di asilo, rispetto dei diritti umani, obbligo di salvataggio e soccorso delle persone che rischiano la propria vita.
Mediterranea cura rapporti di collaborazione preziosa con le principali ONG che svolgono attività di Search and Rescue nel Mar Mediterraneo, avvalendosi in particolare della collaborazione di Sea-Watch e Proactiva Open Arms.
Il progetto è possibile anche grazie a Banca Etica, che ha concesso il prestito per poter avviare la missione. Banca Etica ha svolto attività di tutoraggio per gli aspetti economici dell’intera operazione e supporta le attività di crowdfunding.
Mediterranea è un progetto portata avanti dal lavoro congiunto di organizzazioni di natura eterogenea e di singole persone, aperta a tutte le voci che da mondi differenti, laici e religiosi, sociali e culturali, sindacali e politici, sentono il bisogno di condividere gli obiettivi obiettivi di questo progetto volto a ridare speranza, a ricostruire umanità, a difendere il diritto e i diritti.
La Presidenza di Legacoop Marche ha aderito formalmente all’iniziativa.
Mediterranea chiama alla partecipazione del sistema cooperativo e Labirinto ha risposto con un contributo al c/c di Legacoopmarche, UNIPOL BANCA SPA-IBAN: IT 58 A 03127 02600 000000000332 , scrivendo MEDITERRANEA, per essere anche noi parte di questo mare!